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“Io non ho fatto nulla e spero che ci sia un riconoscimento della mia innocenza e del fatto che ho speso la mia vita per gli altri” forti parole quelle dell’ ex sindaco Pippo Gianni
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Si è svolta questa mattina presso un noto albergo cittadino a Siracusa, la conferenza stampa dell’On Pippo Gianni, scarcerato dopo tre mesi di arresti domiciliari subito dopo la sua dimissione da sindaco di Priolo Gargallo che
ha voluto chiarire così alla stampa la sua posizione di politico, di uomo e di padre di famiglia il quale con le lacrime agli occhi e un nodo alla gola ad una domanda da parte della stampa risponde che il suo unico rammarico è rappresentato dal fatto di aver tolto tempo alla sua famiglia in nome di una politica del bene comune.
Gianni è apparso un tantino provato ma non per nulla un uomo arreso, tanto l’affetto e il sostegno da parte dei suoi cittadini che lo portano a pensare ad una possibile ricandidatura a sindaco di Priolo, qualora la sua posizione risulterebbe favorevole. Racconta alla sala come tutte queste esperienze negative, alle quali si aggiungono processi archiviati e assoluzioni intervenute nel tempo che, comunque fanno vivere stati di ansia e di preoccupazione, non lo hanno certo fatto perdere fiducia nel sistema della giustizia che, anche se in tempi sempre molto lunghi e spesso non nel primo grado di giudizio, ha sempre consentito di far emergere la verità e la fondamentale correttezza del suo agire nell’esercizio delle tante cariche pubbliche che ha ricoperto. Sempre Gianni durante l’incontro dice: “D’altronde se non avessi fiducia nel sistema giustizia, non sarei ancora qui, alla mia età, a svolgere funzioni pubbliche, perché o credi nell’ordinamento democratico e liberale nel suo insieme, composto anche dalle istituzioni di giustizia oltre che da quelle della politica, o non riesci ad avere l’entusiasmo e la voglia per impegnarti in attività sempre meno gratificanti e sempre più rischiose, ma indispensabili per il corretto andamento della democrazia.
Se un politico non credesse al sistema giudiziario, ferma restando l’ovvia eccezione della possibilità di errori fisiologici o di gravi illeciti distorsivi del giusto risultato, non crederebbe neanche alla sua funzione, che ha senso solo in un contesto di democrazia liberale.
E, questo è un mio pensiero, se un magistrato non credesse al sistema politico, con le stesse doverose eccezioni, non avrebbe motivo di credere alla sua funzione, che sarebbe esercitata al di fuori di qualsiasi contesto di democrazia.” E ancora rivolgendosi alla stampa e ai suoi sostenitori preme sottolineare che nel suo animo è certo di essere innocente e di essere ben distante dalla persona descritta nei provvedimenti giudiziari, pur comprendo anche che la sua esuberanza e la sua eccessività verbale, a tutti ben nota, possa diventare oggetto di un asettico giudizio penale di compatibilità tra tale atteggiamento e la carica pubblica ricoperta.
Invita inoltre i tanti presenti a maggior ragione la stampa a seguire il processo che inizierà il 10 marzo nel quale si tenterà di capire qual è il confine tra la concussione e la politica industriale; la corruzione e la ricerca del consenso elettorale; le pressioni indebite e l’esercizio dei poteri di direzione e indirizzo sui funzionari comunali.
Sarà un processo nel quale possono essere compresi disagi e pericoli del singolo amministratore, ma più in generale di chi esercita una carica politica; nel quale, chi vorrà, potrà comprendere perfettamente i motivi per cui da anni politica e magistratura non hanno capacità di dialogo e armano uno scontro tra poteri estremamente dannoso per la nostra società.
Stefania Calanni