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06
Feb

Il Sole che sorride. Lo spettacolare scatto reso pubblico dalla Nasa.

Inviato il in La rubrica
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Lo scatto è stato catturato esattamente mercoledì 26 ottobre 21:37 del Tempo Coordinato Universale (UTC), ovvero le 23:37 ora italiana. A immortalarlo gli astronomi che gestiscono il Solar Dynamics Observatory (SDO), un telescopio spaziale lanciato nel 2010 che ha come principale obiettivo proprio lo studio della stella.

L’immagine è stata ottenuta attraverso l’Extreme Ultraviolet Variability Experiment, uno strumento che opera nella lunghezza d’onda ultravioletta. In questa fascia dello spettro possiamo ammirare proprio la corona solare, un gigantesco strato di gas e vapori spesso milioni di chilometri, dinamico e instabile, costantemente deformato dall’azione dei campi magnetici.

I buchi coronali che hanno regalato un sorriso al Sole sono zone della corona caratterizzate da temperature più basse rispetto alle aree limitrofe e da un plasma a densità inferiore. Analogamente alle macchie solari, regioni della fotosfera scure, più fredde e ad alta attività magnetica, la frequenza e la distribuzione dei buchi coronali sono legate al ciclo undecennale del Sole. Entrambi diventano più numerosi e visibili su tutta la superficie nella fase di massimo, verso il quale ci stiamo dirigendo. Durante il minimo i buchi coronali si concentrano ai poli della stella. Secondo le stime della NASA il picco dell’attività magnetica è atteso per il mese di luglio 2025.

I buchi coronali sono vie di passaggio del vento solare, il flusso di particelle cariche elettricamente (plasma) che viene proiettato costantemente nello spazio. Quando il vento solare raggiunge la Terra può dar vita alle spettacolari aurore polari (per via dell’interazione col campo magnetico terrestre) ma anche alle famigerate tempeste geomagnetiche. Se il flusso viene sprigionato da brillamenti o espulsioni di massa coronale (CME) di energia estrema il vento solare può avere un impatto catastrofico sulla Terra, friggendo satelliti, linee elettriche, internet, sistemi di navigazione e altro ancora. Secondo gli esperti una tempesta geomagnetica di classe G5 (la più forte) potrebbe rispedirci nel Medioevo per settimane o mesi.

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